Internet, in USA diritto alla privacy per chi scarica musica on line
Data: Lunedì, 29 dicembre
Argomento: Internet


(Sesto Potere) - Roma - 29 dicembre 2003 - Negli USA una corte d'appello federale ha imposto una brusca frenata alle tattiche legali usate delle case discografiche per intercettare e perseguire legalmente i file swapper: la sentenza è stata emessa nell'ambito di un processo che vedeva contrapposti la legge sul copyright e il diritto alla privacy degli utenti di Internet.........continua

Ribaltando una serie di decisioni favorevoli alla lobby delle case discografiche, la Recording Industry Association of America (RIAA), la corte federale di Washington ha dichiarato che la legge sul diritto d'autore non permette all'associazione di chiedere agli ISP di divulgare l'identità di chi scambia file sulle loro reti senza il consenso di un giudice. "Non siamo insensibili all'interesse della RIAA rispetto alle diffuse violazioni dei diritti d'autore nei confronti dei propri membri, e nemmeno alla necessità di strumenti legali per proteggere questi diritti", afferma la corte. "Tuttavia non è compito della magistratura riscrivere la legge sul copyright per adattarla a una nuova e imprevista architettura Internet, indipendentemente dal danno che questa può arrecare all'industria discografica." Sebbene sia una cattiva notizia per le major, è improbabile che questa decisione faccia fallire le cause attualmente intentate dalla RIAA nei confronti di centinaia di singoli file swapper. La sentenza si concentra sul potere di citazione in giudizio che l'associazione rivendica allo scopo di conoscere l'identità degli utenti di Internet e non contrasta la legittimità delle cause già avviate. Infatti i file swapper su reti peer-to-peer sono in genere anonimi e vengono identificati soltanto da un indirizzo IP assegnato loro dall'ISP. Tuttavia si può risalire ai nominativi e all'indirizzo degli utenti consultando le registrazioni degli ISP, che possono collegare gli indirizzi IP ai singoli account. Anche se la decisione della corte non può essere appellata, la RIAA mantiene ancora il potere di identificare e perseguire i file swapper. La grossa differenza tuttavia è che la RIAA dovrà avviare una causa "John Doe" contro ogni file swapper anonimo: un processo che richiederà molta più fatica e molto più tempo. Di conseguenza ciò potrebbe limitare il numero di persone che l'associazione è in grado di perseguire. "E' una grave battuta d'arresto", afferma Evan Cox, esperto in diritto d'autore, "Alla fin fine è una questione pratica: significherà soprattutto spese extra considerevoli e un bell'aumento di documenti e formalità." La RIAA ha dichiarato che continuerà con le sue cause contro i singoli swapper anche se non potrà più ricorrere al potere di citazione. Secondo un dirigente della RIAA questo nuovo processo "John Doe" sarà più fastidioso per i singoli, poiché l'associazione non potrà più contattare i possibili obiettivi legali e scendere a patti con loro prima di avviare un'azione legale ufficiale. Da diversi mesi infatti la RIAA invia lettere ai sospetti file swapper, dopo aver ottenuto la loro identità dagli ISP e offrendo loro un patteggiamento al posto del processo. "Questa decisione è in contrasto sia con l'ottica del Congresso sia con le conclusioni della corte distrettuale", ha dichiarato il presidente della RIAA Cary Sherman. "Sfortunatamente questo ci impedisce di avvisare i file swapper fuorilegge per offrire loro la possibilità di patteggiare prima di intentare cause legali contro di loro. Verizon è l'unica responsabile di un processo legale che ora sarà meno sensibile agli interessi degli utenti che si dedicano ad attività on-line proibite."

Articolo tratto da www.infomanager.it





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